domenica, 20 Ottobre , 2024
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Sentirsi un Anderson. La storia della Ryder Cup in un’intervista esclusiva a Daniele Ottavi

Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Daniele Ottavi, autore del libro “Tutti i fairways portano a Roma”, ex giocatore di golf amatoriale che oggi si dedica al mondo del cinema. La sua carriera letteraria è caratterizzata da successi sorprendenti, con oltre 30.000 copie vendute del suo primo libro. In questa intervista scopriremo di più sulla sua passione per il golf, l’ispirazione che soggiace ai suoi libri e il legame tra golf e scrittura.

Foto di Daniele Ottavi

Cominciamo con una curiosità sul tuo percorso Daniele, da giocatore di golf amatoriale formatosi sui campi dell’Olgiata Golf Club di Roma, ad autore di successo. Come è avvenuta questa transizione e cosa ti ha spinto a dedicarti alla scrittura?

La mia passione per il golf è nata negli anni ’80, periodo in cui giocavo sullo splendido campo dell’Olgiata Golf Club e mi allenavo accanto a personaggi come Silvio Grappasonni e venivo ispirato da giocatori come Massimo Mannelli, vincitore dell’Open d’Italia nel 1980. Ho sempre ammirato quei giocatori che provenivano da contesti meno tradizionali e che hanno ottenuto grandi risultati.

Nel corso degli anni, ho iniziato a scrivere e a coltivare la mia passione per la scrittura. Ho notato che il golf e la scrittura condividono molte similitudini, come la perseveranza, la disciplina e il raggiungimento degli obiettivi. Questo mi ha spinto a combinare le mie due passioni e a dedicarmi a scrivere anche sul mondo del golf.

È affascinante vedere come la passione per lo sport, la disciplina e la perseveranza possano diventare valori da riversare nella vita, nella capacità di affrontare sfide sempre nuove, abbracciando campi di interesse appassionanti. Tu Daniele sei certamente un esempio di come la dedizione e il desiderio di raggiungere gli obiettivi siano due motori capaci di aprire porte inaspettate, conducendo a risultati straordinari. Hai scritto diversi libri che raccontano tematiche quali la nutrizione sportiva e le storie di persone appassionate di sport. Cosa ti ha portato a scrivere di questi argomenti?

Ho scritto libri sulla nutrizione sportiva e sul mondo della corsa e del golf perché volevo condividere le mie esperienze e conoscenze in questi settori. Durante l’attività di ricerca per la stesura di questi libri ho avuto l’opportunità di intervistare e raccogliere i racconti di molte persone appassionate alla corsa. Le loro storie sono state davvero emozionanti e mi hanno spinto a continuare a scrivere e a condividere le loro esperienze con il mondo.

“Correre è la mia vita” ha venduto oltre 34.000 copie e ha suscitato un grande interesse nel mondo dei runners. Qual è l’argomento centrale di questo libro, e la tematica che hai deciso di affrontare nel successivo?

Certamente! Prima dell’ultimo “Tutti i fairways portano a Roma”, ho avuto il piacere di scrivere diversi libri e progetti che mi hanno appassionato profondamente. Il mio romanzo d’esordio, “Correre è la mia vita”, racconta l’incredibile storia di Giorgio Calcaterra il quale è stato 3 volte Campione del mondo della 100 Km su strada e 12 volte consecutive vincitore della 100 Km del Passatore, la gara di corsa su lunga distanza più famosa al mondo. Nello sport non c’è un altro atleta che abbia vinto un torneo per 12 anni consecutivi!

Ho lavorato con Giorgio a stretto contatto per scrivere questa sua autobiografia. Ne è nata una storia appassionante, straordinaria e unica che ha suscitato l’interesse di un grande editore come LSWR e quello di ben 34.000 lettori. E’ stato un successo editoriale che mi ha dato una grande spinta per continuare a esplorare tematiche legate alla corsa e alla nutrizione sportiva.

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Il libro successivo è nato in collaborazione con il nutrizionista Francesco Fagnani, con il quale ho scritto il libro “Allenati ad essere felice“, un manuale dedicato a coloro che desiderano affrontare la sfida della corsa di 100 km. Questo libro è stato molto apprezzato e ha successivamente dato vita a un progetto più ampio iniziato con il volume “Correre da zero a cento” e proseguito con “La corsa perfetta“, un manuale di corsa e nutrizione sportiva, firmato sempre con Giorgio Calcaterra e pubblicato da Sperling & Kupfer.

In quel periodo, ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con numerose donne appassionate di corsa di diverse età e nazionalità. Ho raccolto le loro storie emozionanti e sorprendenti, che spaziano da esperienze di vita complesse come violenza domestica, separazioni drammatiche, malattie e problemi di ogni genere; quasi tutte loro hanno trovato nell’attività sportiva, nell’attività della corsa in particolare, un canale di espressione, di sfogo, di soluzione. Questi racconti sono stati pubblicati in un libro intitolato “Le verità invisibili“, che ha toccato le corde emotive dei lettori grazie alla varietà e profondità delle esperienze condivise.

Questi progetti mi hanno arricchito personalmente e professionalmente, e mi hanno spinto a continuare a esplorare nuovi territori narrativi. Ora, con “Tutti i fairways portano a Roma”, ho voluto affrontare una sfida diversa, ma sempre con la passione e l’entusiasmo che mi hanno guidato nel mio percorso di scrittore.

Parliamo del tuo ultimo libro, “Tutti i fairways portano a Roma”: racconta la storia della Ryder Cup attraverso i ricordi di una famiglia scozzese emigrata in Italia. Cosa c’è di personale in questo libro, ed è portatore anche di un messaggio più universale?

La storia dei protagonisti è in parte ispirata alla mia personale passione per il golf. Ho affrontato momenti di sfida e di difficoltà in questo sport, del quale ho imparato ad apprezzare i valori e le prove che impone di superare. Oltre a raccontare l’avvincente storia della Ryder Cup, la terza competizione sportiva più seguita del mondo, il messaggio che spero arrivi ai lettori è quanto la perseveranza e la fiducia in se stessi siano fondamentali per realizzare i propri sogni, sia nel golf che nella vita.

Ogni fairway rappresenta una nuova opportunità e un nuovo percorso da esplorare.


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Prendi subito la tua copia del libro che racconta all’Italia del golf la storia della Ryder Cup


In questo anno così importante per il golf italiano, con la Ryder Cup che si giocherà proprio a Roma, hai avuto senz’altro il merito di pubblicare un romanzo storico che racconta la genesi di questa famigerata competizione, affiancandola alla parabola di una famiglia scozzese, gli Anderson. Puoi dirci qualcosa di più?

L’ispirazione per questo libro è nata dalla mia passione per il golf e dalla scoperta della storia affascinante della Ryder Cup. Volevo raccontare la competizione tra le squadre degli Stati Uniti e dell’Europa in modo coinvolgente, ma volevo anche dare un’importanza speciale alla storia e alla cultura del golf italiano. Ho scelto di utilizzare la famiglia scozzese degli Anderson come filo conduttore: nel mio libro, rappresenta una delle prime famiglie che ha portato il golf in Italia, lasciando un’impronta indelebile sull’evoluzione di questo incredibile gioco nel Paese.

Come hai condotto la ricerca per il tuo libro, e cosa hai scoperto durante questo lungo percorso?

La ricerca per “Tutti i fairways portano a Roma” è stata un’avventura appassionante. Ho studiato la storia della Ryder Cup, ho scoperto molto sui suoi giocatori più rappresentativi e ho esplorato gli archivi per scoprire dettagli interessanti sulla competizione.

Durante il processo, ho scoperto quanto sia profonda e ricca anche la tradizione del golf italiano, che spesso viene oscurata dalla predominanza di altre nazioni nel panorama golfistico mondiale. Inoltre, ho avuto l’opportunità di appassionarmi alla storia della famiglia Anderson e nell’inventare per loro un loro ruolo fondamentale nella diffusione e nella crescita del golf nel nostro Paese.

Quale pensi sia il messaggio principale del tuo libro, e cosa vorresti comunicare ai lettori attraverso la storia della Ryder Cup e della famiglia Anderson?

Uno dei temi principali del libro è l’importanza di preservare e valorizzare la tradizione del golf. Attraverso la storia della Ryder Cup e della famiglia Anderson ho cercato di evidenziare l’impatto che l’amore per questo sport ha avuto sullo sviluppo del golf e l’importanza di mantenere viva questa eredità.

Inoltre, ho voluto raccontare la passione e la determinazione dei giocatori coinvolti nella Ryder Cup e di come il loro impegno abbia influenzato la competizione nel corso degli anni. Spero che i lettori possano apprezzare la bellezza e la storia di questo sport, appassionarsi ad esso e sentirsi ispirati nello scoprire in modo più approfondito anche il golf italiano.

Quali criticità hai affrontato durante la scrittura di “Tutti i fairways portano a Roma” e come le hai superate?

Una delle principali sfide è stata trovare un equilibrio tra la narrazione storica e l’aspetto narrativo. Volevo che il libro fosse informativo, basato su una storicità efficace, ma allo stesso tempo coinvolgente e avvincente per i lettori. Ho dovuto fare molte ricerche approfondite per assicurarmi di avere una base solida di fatti e dettagli accurati, ma ho anche lavorato per rendere la storia accessibile e interessante per tutti, anche per coloro che potrebbero non conoscere affatto il golf e non sono golfisti.

Inoltre, ho cercato di creare una narrazione coinvolgente intorno alla famiglia Anderson, per far emergere la loro personalità, soprattutto quella del nonno George, attraverso le memorie del quale scopriamo le origini e tutte le fasi importanti di ogni edizione della Ryder Cup, da un secolo a questa parte. Il libro è ricco di aneddoti, storie, fatti realmente accaduti e curiosità che si susseguono, seguendo i passi di questa narrazione avvincente.

Come hai visto evolvere il golf italiano nel corso degli anni e quali sono le tue speranze per il futuro del golf nel nostro Paese?

Ho visto una notevole crescita del golf italiano negli ultimi anni. Sempre più persone si avvicinano a questo sport, sia come giocatori che come spettatori. C’è una maggiore consapevolezza dell’importanza di preservare la tradizione e di investire nella formazione dei giovani talenti. Ho intenzione di fare la mia parte affinché questa tendenza continui e che il golf italiano possa avere una presenza ancora più forte sulla scena internazionale.

Mi piacerebbe vedere l’Italia ospitare più eventi golfistici di rilievo e contribuire alla crescita globale di questo sport, offrendo una combinazione unica di storia, cultura e bellezze naturali.

Oltre alla scrittura di saggi e romanzi, hai intrapreso una felice carriera come sceneggiatore nel mondo del cinema. In qualche misura il golf si riflette nei tuoi progetti cinematografici?

Dopo il successo di alcuni miei libri ho sentito la necessità di esplorare nuovi modi per esprimere la mia creatività. Mi sono avvicinato al mondo del cinema, che è una mia antica passione, e ho iniziato a scrivere alcune sceneggiature. Il golf continua a essere una fonte di ispirazione per me e vorrei si riflettesse sempre di più nei miei progetti cinematografici, sia come lezione di vita, di cui ne è un’affascinante metafora, sia come passione dalla quale trarre nuovi stimoli professionali.

E ora vogliamo rivelare cosa hai in programma per i lettori de Il Circolo del Golf?!

Sono entusiasta di annunciare che stiamo intessendo una nuova collaborazione con Il Circolo del Golf, candidato a essere uno dei magazine più innovativi sul golf in Italia. Curerò una rubrica dedicata al golf italiano e alle sue storie affascinanti, fornendo approfondimenti sulle tradizioni, le regole, le curiosità, le sfide e le personalità che hanno contribuito a plasmare il panorama golfistico nel mondo e nel nostro Paese.

Sto pensando anche a una serie di storie basate sulle avventure del protagonista del mio “Tutti i fairways portano a Roma”, George Anderson. Penso a un viaggio emozionante attraverso la storia del golf e le avventure più personali di George, il cui amore per il golf e il desiderio di scoprire le radici della sua famiglia lo conducono in un’affascinante ricerca che coinvolge Roma, la Scozia e la leggendaria Ryder Cup.

Daniele, non vediamo l’ora di leggere le tue prossime storie e di essere trasportati in nuovi mondi attraverso la tua penna creativa e vibrante. Con la tua scrittura coinvolgente e la capacità di intrecciare storie appassionanti ad una solida ricerca storica, continui a stupire i lettori italiani e ad alimentare l’amore per lo sport nel nostro Paese.

Se siete appassionati di golf e desiderate esplorare il fascinoso mondo di questo sport in Italia, non perdete l’opportunità di seguire la rubrica di Daniele Ottavi su Il Circolo del Golf e di immergervi nelle sue avventure letterarie che ci porteranno a scoprire gli infiniti percorsi di tutti quei fairways che portano a Roma… e molto altro ancora!


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Prendi subito la tua copia del libro che racconta all’Italia del golf la storia della Ryder Cup


Virginia Rifilato
Giornalista, redattrice e copywriter. Direttrice del primo magazine dedicato ai circoli di golf italiani.
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