La notizia dell’ultima ora che sta facendo il giro del mondo del golf è la selezione di Francesca Fiorellini per la Junior Ryder Cup, un evento che l’ha già collocata tra i migliori giovani talenti del golf italiano. Abbiamo avuto l’opportunità unica di passare del tempo con Francesca e i suoi genitori, scoprendo una ragazza solare, determinata e incredibilmente focalizzata sui suoi obiettivi. In questa intervista esclusiva vi porteremo nel mondo di una luminosa atleta: dai primi passi sui campi di Castelgandolfo e dell’Olgiata Golf Club, ai links e parkland internazionali, esplorando le sfide, le ambizioni e i segreti che la rendono a soli 17 anni una delle stelle più brillanti nel firmamento del golf italiano.
Francesca, partiamo dalle origini e dalla domanda di rito! Come è nata questa straordinaria passione per il golf?
La passione per il golf è iniziata come passatempo quando avevo circa 4 anni. Mio nonno e mio padre erano già appassionati di questo sport, e anche mia madre giocava. Ho iniziato a praticarlo al Golf Club Castelgandolfo insieme a loro. All’inizio partecipavo a corsi collettivi con altri bambini, più per divertimento che per altro. Tuttavia, con il tempo, ho iniziato a prendere questo sport più seriamente, frequentando lezioni individuali. A sette anni, ho ottenuto il mio primo handicap e ho cominciato a partecipare a tornei regionali e nazionali.
E dopo, c’è stata una gara in particolare che ti ha fatto pensare: “Forse questa potrebbe diventare la mia professione, la passione della mia vita…”?
Non posso dire che ci sia stata una gara in particolare che mi abbia suggerito questo. Tuttavia, negli ultimi anni, l’aver ottenuto risultati di un certo livello mi ha spinto a dedicarmi sempre più al golf.
Anche il fatto di aver stretto tante belle amicizie nel circuito regionale del Lazio mi ha stimolato, è stato un bel supporto. Ad esempio, ancora oggi mi ritrovo ogni tanto a giocare in campo con Edoardo Straulino, Lorenzo Lombardozzi e Federica Rossi.
Mio padre mi dice sempre che quando avevamo 8 o 9 anni, e partecipavamo ai circuiti regionali, ci divertivamo talmente tanto che era impossibile portarci via! Restavamo lì dalle 7 del mattino fino al tramonto, eravamo molto uniti e non vi era competizione tra noi, l’unica cosa che contava era giocare insieme.
C’è stata una competizione recente che ti ha particolarmente colpito?
Sicuramente il Campionato Internazionale d’Italia Femminile è stato l’evento che mi ha più entusiasmato quest’anno. È stata una gara che, a mio avviso, incarna perfettamente lo spirito di questo sport. Ho iniziato molto bene, mantenendo la prima posizione nei primi due giorni. Tuttavia, al terzo giorno ho avuto un calo di performance; ero passata da un vantaggio di sette colpi a un solo colpo di vantaggio. E considerando che stavo competendo contro avversari di alto livello, incluso la mia principale rivale tedesca che è ottava nel ranking mondiale (Helen Briem, ndr.), un solo colpo non significava nulla. Ero molto tesa, ma l’ultimo giro è andato splendidamente e sono riuscita a vincere con un vantaggio di tre colpi. È stata un’esperienza memorabile.
E infine c’è stato l’intervento di mio padre, che mi ha fatto da caddie nelle ultime buche, portandomi la sacca e stando al mio fianco. Non mi ha dato consigli tecnici, ma la sua presenza mi ha dato una sensazione di leggerezza e sicurezza che mi hanno molto aiutato in quel momento di particolare tensione. Ero felice di averlo lì con me, e anche questo ha contribuito a rendere quell’evento davvero indimenticabile.
Il golf è uno sport che mette i nervi a dura prova. Rivelaci qual è il tuo segreto per gestire lo stress durante le competizioni
Non c’è una formula segreta, ma ho un metodo che mi aiuta molto. Quando mi trovo in situazioni di stress, cerco di ripercorrere i colpi migliori fatti in gara. Mi concentro sulle sensazioni positive che quei momenti mi hanno dato, cercando di riportarle nel presente. A volte chiudo anche gli occhi per focalizzarmi meglio su ciò che ha funzionato. In pratica, cerco di concentrarmi sulle cose positive e su ciò che sta andando bene durante la gara, immaginando che anche il prossimo colpo sarà un successo.
Raccontaci un po’ dei tuoi primi passi nel golf, quando tutto è iniziato…
Ho iniziato a giocare a golf a Castelgandolfo, ma devo ammettere che l’ambiente non era ideale per me in quella fase. Ero spesso l’unica giovane sul campo e, come potete immaginare, allenarsi da soli a quell’età non è molto stimolante. Mi sentivo isolata e mi annoiavo facilmente, quindi con i miei genitori abbiamo deciso di cambiare.
Ci siamo iscritti all’Olgiata Golf Club quando avevo circa 9 anni e ho iniziato a prendere lezioni da Carlo Basciu. Qui la situazione era completamente diversa: c’era un gruppo numeroso di giovani golfisti e siamo diventati subito un gruppo affiatato di amici. Questo ha reso gli allenamenti e le giornate al circolo molto più piacevoli.
E da allora, l’Olgiata è diventata la mia seconda casa. Qui ho trovato non solo amici ma anche un incredibile supporto da parte dei soci del club. Ogni volta che partecipo a una gara, sia in Italia che all’estero, sento il loro sostegno. Ricevo messaggi di incoraggiamento e quando torno, sono sempre i primi a congratularsi con me. In questo senso, l’Olgiata è davvero straordinario come circolo!
Qual è stato il ruolo dell’Olgiata Golf Club al’interno del tuo percorso verso il “palcoscenico internazionale”?
L’Olgiata Golf Club ha svolto sin dall’inizio un ruolo cruciale come mia ‘base operativa’, perché mi ha fornito le risorse e l’ambiente ideale per affinare le mie abilità. Sebbene sia la Nazionale Italiana a gestire le convocazioni per le competizioni internazionali, l’Olgiata rimane il luogo dove mi alleno e mi preparo. In Italia, poi, le competizioni si giocano per il proprio circolo, il che rafforza il senso di appartenenza a una squadra, elementi che sono fondamentali sia per il mio sviluppo personale che per il mio successo in campo.
Quanto tempo trascorri all’estero nel corso dell’anno?
La maggior parte delle gare a cui partecipo si svolgono all’estero quindi trascorro molto tempo lontano da casa. Frequento un liceo scientifico sportivo a Roma, e le competizioni di golf iniziano generalmente a gennaio. C’è una gara a gennaio, una o due a febbraio, e poi da marzo fino a ottobre le competizioni diventano più frequenti. Ovviamente, è impossibile partecipare a tutte le gare, quindi seleziono quelle più importanti. Nei mesi invernali, riesco a frequentare la scuola con una certa regolarità.
Quanto è difficile coniugare gli impegni scolastici con le gare di golf?
In Italia, per un’atleta come me, è molto complicato conciliare gli impegni scolastici con la carriera sportiva. Non c’è un vero e proprio supporto istituzionale. Ho dovuto cambiare diverse scuole e licei perché non erano in grado di gestire le mie assenze frequenti e gli impegni legati alle competizioni. Ora, fortunatamente, frequento un liceo che offre un certo grado di flessibilità, giustificando le mie assenze e permettendomi di sostenere interrogazioni e verifiche in modo più agevole. Questo è stato un grande aiuto, soprattutto considerando le difficoltà incontrate nel cambiare scuole e ambienti sociali. Qui in Italia dedicarsi intensamente ad uno sport non è visto come un valore aggiunto per un ragazzo, ma come una debolezza, una perdita di tempo. Ed è un grande peccato, non c’è supporto per i giovani atleti. Negli Stati Uniti, al contrario, il sistema è strutturato per fornire supporto a tutti i livelli, non a caso molti giovani golfisti si trasferiscono lì per completare gli anni del college. Ed è quello che farò anche io.
Anche tu andrai a studiare negli States quindi all’università. E dopo, cosa vedi nel tuo futuro ideale?
Sì, ho deciso che il mio prossimo passo sarà trasferirmi in America. Ho avuto la fortuna di ottenere una borsa di studio allo UCLA di Los Angeles, un’università particolarmente rinomata per i suoi programmi di business. Lì avrò l’opportunità non solo di proseguire la mia carriera sportiva con il supporto adeguato, ma anche di ricevere un’istruzione di alto livello nel campo del business.
Una volta laureata conto di passare al professionismo, e già molti amici che hanno studiato in America mi hanno confermato che quello è il trampolino di lancio ideale per una carriera in questo sport.
Torniamo a parlare della vita sociale di una golfista della tua età e del tuo calibro. Hai avuto l’opportunità di stringere amicizie con altri giovani golfisti, durante le competizioni e non solo…
Sì, assolutamente. Oltre agli amici che ho nel mio circolo in Italia, ho avuto la fortuna di stringere amicizie con altri giovani golfisti durante le competizioni all’estero. Partecipando a tornei in squadra con atleti provenienti da tutta Europa ho stretto legami con ragazze e ragazzi di diverse nazionalità, come spagnoli e francesi. Il golf mi ha arricchito non solo dal punto di vista sportivo, ma anche a livello personale, permettendomi di creare una rete di amicizie internazionali.
Hai 17 anni, quindi anche la partecipazione alle gare internazionali deve seguire un particolare iter per i minorenni. E’ necessaria la presenza dei genitori?
No, in realtà è la Nazionale Italiana a occuparsi di tutto. Disponiamo di allenatori e accompagnatori designati che ci seguono in ogni competizione, gestendo la logistica e fornendo tutto il supporto necessario.
E nel circuito della Nazionale, come è stata la tua esperienza?
Abbiamo creato un legame molto forte sia con gli allenatori che con le altre ragazze della squadra. Ci ritroviamo per quattro sessioni di allenamento all’anno, ognuna della durata di quattro o cinque giorni, e siamo diventati come una grande famiglia. Ho anche la fortuna di avere degli allenatori eccezionali: Roberto Zappa per il putting, Enrico Trentin per il gioco lungo e Guido Caneo, che è qui a Roma. Sono i miei allenatori personali e sono tutti straordinari.
Parliamo dei tuoi prossimi impegni e di come gestisci l’equilibrio tra la vita agonistica e quella personale. Non deve essere un bilanciamento facile…
Mi attendono numerosi eventi importanti, a partire dalla Junior Ryder Cup (26-28 settembre, ndr.) che è un obiettivo significativo per me. Prima però parteciperò alla Junior Solheim Cup (16-19 settembre, ndr.) in Spagna, che è l’omologa al femminile della Ryder Cup, seguita dai Campionati del Mondo under 18 in Canada. Dopo una breve pausa, mi aspetta un altro Campionato del Mondo assoluto ad Abu Dhabi. Quindi il calendario è piuttosto fitto.
Da un lato, è entusiasmante partecipare alle competizioni di alto livello perché sono ben organizzate e si svolgono in luoghi magnifici. Dall’altro lato, il ritmo intenso significa che ho poco tempo per socializzare con i miei amici o per visitare le città in cui mi trovo. Ad esempio, sono stata a Parigi varie volte per diversi tornei, ma non ho mai avuto l’opportunità di visitare la Tour Eiffel o il Louvre. L’unico momento in cui ho potuto fare una gita in città è stato quando sono arrivata in finale, ma ero rimasta da sola, ed esplorare Parigi con gli amici sarebbe stato decisamente più divertente! La vita agonistica è gratificante, ma comporta dei sacrifici.
Oggi la grande notizia è la tua selezione per la Junior Ryder Cup, un traguardo eccezionale. Come sei passata dai campi di Castelgandolfo al firmamento delle migliori atlete italiane nel golf? Cosa c’è alla base di questo successo?
Alla base di tutto c’è una passione inarrestabile e una dedizione totale. Senza un desiderio ardente e l’ambizione di raggiungere i vertici è difficile avere successo in questo sport. È fondamentale essere mentalmente presenti e mantenere una disciplina rigorosa, anche quando non ci sono garanzie di successo.
Raggiungere i primi obiettivi, come vincere le prime competizioni, può essere un enorme incentivo. Ti fa realizzare che hai la capacità di eccellere, il che ti motiva a impegnarti ancora di più. Naturalmente, con il successo arrivano anche le aspettative, sia da parte degli altri che da te stesso, e gestire quella pressione non è semplice. Per questo sto lavorando anche con un mental coach, un passo che si è rivelato incredibilmente utile, forse più di quanto avessi mai immaginato. Anche se sono ancora molto giovane, è cruciale avere una visione chiara degli obiettivi che voglio raggiungere.
Ti diverte ancora oggi giocare a golf, nonostante la pressione, le aspettative…?
Assolutamente sì, il divertimento per me è fondamentale. Se non trovo gioia nel gioco e non ho un gruppo di amici con cui condividere l’esperienza, la motivazione ad allenarmi si spegne!
Sono consapevole che ci sia inevitabilmente uno stress associato al percorso agonistico. Per partecipare alle competizioni internazionali, devi essere parte della squadra nazionale, e per farlo, devi accumulare punti e mantenere un alto ranking. Questo sistema determina le convocazioni alle gare più importanti. Ad esempio, per la Junior Ryder Cup vengono convocati i primi tre giocatori in classifica e poi il capitano seleziona personalmente gli altri tre. Quindi, mentre il divertimento è essenziale, c’è anche una pressione costante per mantenere un alto livello di performance.
Francesca, rivelaci qual è il campo da golf che ti è piaciuto di più, in Italia e all’estero
Il campo che mi ha colpito di più è senza dubbio Sage Valley negli Stati Uniti. È un campo da golf privato, creato da un uomo che, non essendo stato ammesso ad Augusta, ha deciso di costruire un campo ancora più spettacolare nelle vicinanze. È un luogo davvero unico, dove tutto è perfetto e curato fin nei minimi dettagli. In Europa, invece, in assoluto il Golf National in Francia, a Saint-Quentin-en-Yvelines, un sobborgo a sud-ovest di Parigi, dove si è disputata la Ryder Cup del 2018.
Anche in Italia ci sono molti campi belli e sfidanti su cui giocare. Ovviamente, l’Olgiata Golf Club ha un posto speciale nel mio cuore, essendo il mio circolo di appartenenza e uno dei campi più belli del Paese, oltre che di tutta Europa. A pari merito metto l’Acquasanta, che è notevole anche per la sua vista panoramica su Roma.
Rivelaci un ultimo segreto: c’è un momento specifico durante una partita sul campo che trovi particolarmente difficile o impegnativo?
La bellezza e la sfida del golf risiedono proprio nella sua imprevedibilità. Ogni colpo è accompagnato da una situazione unica, che può variare enormemente. Che tu possa trovarti con la palla in un bunker o intrappolata tra gli alberi, l’obiettivo è sempre quello di adattarti e trovare la migliore strategia per uscirne. Per quanto tu possa allenarti, non avrai mai allenato esattamente quel colpo, quel movimento. E’ praticamente impossibile prepararsi per ogni singolo scenario che può presentarsi. In questi momenti, la determinazione è la chiave. L’unico modo per uscirne? E’ dirti con forza: “Lo voglio”.
Dopo l’arrivo all’Olgiata Golf Club hai iniziato a mietere vittorie in Italia e nel mondo. Ti va di dirci quali sono le gare che porti nel cuore?
Uno dei momenti più emozionanti della mia carriera è stata la vittoria all’Annika Invitational Europe 2022. È stato un torneo incredibile che si è concluso con un playoff indimenticabile. Questa vittoria è stata per me la conferma del giusto percorso che stavo seguendo.
Un altro trionfo significativo è stato il Portuguese International Ladies Amateur, che mi ha dato un’ulteriore spinta di fiducia. A livello nazionale, sono molto orgogliosa di aver conquistato il Campionato Nazionale Ragazze/Trofeo Silvio Marazza e il Campionato Nazionale Femminile Medal/Trofeo Isa Goldschmid.
Non posso dimenticare la mia partecipazione alla PING Junior Solheim Cup. Rappresentare l’Europa in una competizione così prestigiosa è stato un onore e un’esperienza che ha arricchito la mia carriera e la mia visione del golf a livello internazionale.
Ogni vittoria, ogni torneo è un tassello che contribuisce a costruire il mio percorso nel mondo del golf. Sono grata per ogni opportunità e per il supporto incondizionato della mia famiglia e dei miei allenatori. Non vedo l’ora di affrontare le prossime sfide e di continuare a crescere come atleta.
Ringraziando Francesca per le sue parole piene di luminosità e passione, ci auguriamo che siano di ispirazione per molti giovani che, come lei, vedono nel golf non solo un bellissimo gioco per la vita ma anche una futura professione nel mondo dell’agonismo sportivo. Ragazzi, non mollate mai e, come dice Francesca Fiorellini, ricordate a voi stessi: “Lo voglio!”
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