All’Olgiata Golf Club si è da poco svolto un evento molto interessante per gli appassionati di golf: la presentazione del libro di Daniele Ottavi “Tutti i Fairways Portano a Roma”. Il romanzo ripercorre la storia della Ryder Cup attraverso le vicende di una famiglia scozzese, gli Anderson, a partire dai primi anni del Novecento fino al 2023, quando il torneo giunge nella Città Eterna.
Un racconto che dura un secolo

Nell’aula gremita dell’Olgiata Golf Club, è stato come di consueto il presidente Stefano Iacobelli ad introdurre l’evento e l’autore del libro “Tutti i fairways portano a Roma“, Daniele Ottavi, il quale ha preso l’abbrivio per raccontarsi: “la passione per il golf mi è nata da ragazzino quando ho mosso i primi passi proprio in questo circolo. Ho smesso di giocare all’improvviso quindi l’Olgiata Golf Club è il mio primo e ultimo circolo di golf”.
Daniele Ottavi spiega come la sua idea per il libro sia nata dopo aver guardato una trasmissione su YouTube riguardante la vittoria di Massimo Mannelli all’Open d’Italia del 1980. Ci tiene a chiarire che il suo romanzo, oltre a raccontare la storia della Ryder Cup, ha l’obiettivo di far conoscere e apprezzare il golf ai giovani italiani, in un Paese dove il movimento golfistico è ancora indietro rispetto ad altre realtà europee. Pagina dopo pagina, il lettore viene trasportato nei fairways di ogni sfida, vivendo le trasformazioni del golf e del mondo nel corso degli anni: dai lunghi viaggi tra USA e Europa in transatlantico ai rapidissimi voli del Concorde, passando per guerre, attentati e pandemie, fino a giungere nel 2023 nella Città Eterna. Il romanzo è anche un tuffo nella storia della cultura, tra musica, cinema, allunaggi e aneddoti inediti sulle emozionanti vite dei protagonisti.
La presentazione è proseguita con la visione di un emozionante video e un nuovo intervento del presidente Stefano Iacobelli, che ha parlato dell’importanza di coltivare un vivaio di giovani talenti nel golf, citando come esempi Francesca Fiorellini e Filippo Celli, talenti emersi proprio dall’Olgiata Golf Club.

Daniele Ottavi ha finalmente presentato la famiglia Anderson, i protagonisti del suo romanzo, attraverso le fantasiose vicende dei quali l’autore ha preso spunto per raccontare dalle origini la Ryder Cup. Questa blasonata competizione, spiega, è nata dall’idea del giornalista J.P. Hornet e poi sostenuta economicamente da Samuel Ryder, mecenate che ha contribuito a emancipare la figura del golfista professionista. La competizione, inizialmente pensata con cadenza annuale, si è poi spostata a un intervallo di due anni a causa delle difficoltà economiche dell’epoca.
Il romanzo ripercorre anche gli anni del conflitto mondiale e il gap tra le squadre americane e britanniche, con gli inglesi che soffrivano maggiormente dal punto di vista economico a causa delle conseguenze della guerra. Lo fa attraverso le gesta del capostipite degli Anderson, James, un personaggio che simboleggia il desiderio di emancipazione e riconoscimento dei golfisti professionisti dell’epoca. Nel libro, grazie alla sua amicizia con Samuel Ryder, James ha avuto l’opportunità di essere parte integrante del gruppo di professionisti che hanno lottato per essere considerati giocatori a tutti gli effetti, non semplici lavoratori all’interno dei vari circoli di golf.
Nel corso degli anni, gli Anderson hanno poi vissuto e testimoniato le diverse sfide e i cambiamenti che hanno caratterizzato la Ryder Cup, dagli anni ’30, con le difficoltà economiche e la Grande Depressione, fino agli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando il conflitto ha avuto un impatto significativo sull’andamento della competizione. Fino a raggiungere gli anni più recenti, ripercorrendo pagina dopo pagina gli ultimi decenni della storia contemporanea e della Ryder.
Durante la serata Daniele Ottavi, rispondendo alla domanda “dove è possibile acquistare il libro“, ha voluto illustrare le due ragioni principali che lo hanno portato a scegliere Amazon come piattaforma di distribuzione per il suo romanzo.
La prima ragione riguarda la sostenibilità ambientale: “grazie al sistema di stampa on demand offerto da Amazon, si evita lo spreco di carta. Infatti, i libri vengono stampati solo al momento dell’acquisto, riducendo così la produzione di copie invendute e limitando l’impatto ambientale”.
La seconda ragione è legata al sostegno all’autore: “la piattaforma di autopubblicazione di Amazon consente agli scrittori di avere un maggiore controllo sulle proprie opere. Questo sistema permette di promuovere e distribuire i propri libri in maniera più efficiente e redditizia, sostenendo il loro lavoro creativo”.
Avvicinare gli italiani al grande golf
Durante la serata, a più riprese Daniele Ottavi ha sottolineato l’importanza di far conoscere il golf e la Ryder Cup a un pubblico più ampio, soprattutto in Italia, un Paese dove il movimento golfistico è ancora in fase di sviluppo rispetto ad altre nazioni europee. L’obiettivo del suo romanzo non è solo quello di intrattenere gli appassionati di questo sport, ma è anche quello di avvicinare al golf chi ancora non lo conosce, di far comprendere la passione e l’emozione che il golf è in grado di suscitare.
“La Ryder Cup” ha detto Ottavi, “è l’unico evento in cui si può vedere competere una squadra che si chiama Europa. Questo aspetto simbolico della competizione sottolinea l’importanza del senso di appartenenza e di unità tra i Paesi europei, oltre a riflettere l’evoluzione stessa della Ryder Cup nel corso degli anni”.
Il golf italiano e i suoi protagonisti: da Rocca ai Molinari
Nella serata di presentazione del libro di Daniele Ottavi sono emersi, durante la gioviale chiacchierata tra i vari ospiti, numerosi aneddoti e storie che hanno arricchito la narrazione della storia del golf e dei suoi protagonisti. Tra questi, ad esempio, Walter Hagen, il primo vero milionario del golf e figura emblematica nella storia di questo sport. Proveniente da una famiglia povera, Hagen ha rivoluzionato il mondo del golf con il suo approccio al professionismo e il suo carattere. Si è parlato di Gene Sarazen (conosciuto anche con il nome italiano Eugenio Saraceni), un noto golfista statunitense di origini siciliane, uno tra gli unici cinque giocatori ad aver vinto tutti i major, noto per aver inventato il sand iron.
E poi, tra le figure italiane mitiche del golf, è spiccato il nome di Ugo Grappasonni, che ha portato il golf in Italia e di cui il figlio Silvio Grappasonni, oggi opinionista sportivo per Sky Sport e tra gli ospiti di spicco dell’evento, ha raccontato alcuni aneddoti. Daniele ha divertito i presenti rievocando il giorno in cui Pietro Manca e Ugo Grappasonni partirono per un’avventura di due settimane che li portò ad essere ricordati come i primi italiani a giocare gli Open Championship.

Verso la fine dell’evento, alcuni brillanti aneddoti sulla Ryder Cup e il campo del Marco Simone Golf Club sono passati al centro della discussione, con l’intervento di Stefano Pietrobono, pro del circolo, che ne ha descritto la trasformazione e la preparazione in vista della competizione. Gaia Zonchello, arbitro ufficiale del maggiore circuito europeo di golf e vicepresidente dell’Olgiata Golf Club, ha aggiunto il suo punto di vista sulla competizione, sugli aspetti tecnici del campo e la preparazione del team Europa alla gara. Il suo commento finale sull’abbigliamento utilizzato dai golfisti protagonisti delle ultime edizioni della Ryder Cup ha molto divertito la sala: “Sull’abbigliamento degli europei alla Ryder ci si potrebbe scrivere un altro romanzo“. Ottavi coglie lo spunto: “Diciamo che la Ryder Cup è diventata negli anni un vero e proprio fenomeno di costume. Ogni tanto uscivano fuori questi fucsia, questi marroni, questi scacchi variopinti. Insomma anche da questo punto di vista la Ryder è molto divertente e sa sorprendere“.

Daniele, definendo la Ryder Cup come un evento romantico e caloroso, con un pubblico entusiasta e un forte spirito di squadra, ha passato in veloce rassegna le gesta dei giocatori italiani che hanno partecipato alla Ryder Cup, come i fratelli Edoardo e Francesco Molinari e Costantino Rocca.
“Costantino Rocca è stato un grandissimo golfista, paragonabile ad Alberto Tomba per gli sci, ma forse un po’ meno carismatico e per questo non è forse riuscito a sollevare dal suo torpore il golf italiano. E’ anche vero, però, che in molti hanno cominciato a giocare grazie a lui. Uno sportivo che si è fatto da solo e per questo ha saputo emozionare i giovani che, ispirati, hanno deciso di avvicinarsi al golf. Un aneddoto che riguarda Rocca è emblematico: quando si doveva decidere in team Ryder chi avesse dovuto giocare contro Tiger Woods, tra i vari golfisti c’è chi si è alzato per andare in bagno, chi ha lamentato un improvviso mal di schiena, finché la domanda a Costantino è arrivata come un campanello: “ci giochi tu con Tiger?” “Sì, ci gioco io”, ha sentenziato l’italiano. E così fu: nel ‘97 Rocca battè Woods, firmando un pezzo importante di storia del golf nostrano“.
Queste storie dimostrano come gli italiani, pur essendo pochi nel panorama del golf mondiale, sappiano distinguersi e lasciare il segno. “Incredibile anche la storia dei fratelli Molinari” ha concluso Daniele Ottavi, “avere due fratelli in Ryder Cup e poi vincerla è stata una cosa incredibile. Chicco Molinari è entrato in una élite dei golfisti in Ryder che hanno vinto tutti gli incontri di torneo. Anche tre Ryder vinte su tre è un bel record. Diciamo che siamo pochi, ma gli italiani sanno avere una marcia in più“.
Si conclude così la serata dedicata ad un libro che trasporta con abilità in un mondo unico per capacità di emozionare e creare miti e leggende: quello del golf. “Tutti i Fairways Portano a Roma” non è solo la storia della Ryder Cup raccontata attraverso le vicende di una famiglia scozzese, è un viaggio che porta, attraverso la narrazione di un secolo di sport e di fatti storici, dritti verso il prossimo settembre, quando un nuovo capitolo di questa straordinaria competizione si celebra proprio da noi, in Italia, “Paese ancora alla ricerca di una identità golfistica di livello internazionale“, a Roma, dove non solo portano tutte le strade del mondo, ma anche tutti i fairways. Proprio così, quest’anno “Tutti i Fairways Portano a Roma“.