venerdì, 7 Febbraio , 2025
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Stefano Manca: “La mia intervista esclusiva a Mario Sardella”

Stefano Manca, presidente del prestigioso Golf Roma Acquasanta, è una figura iconica nel panorama golfistico italiano, noto per la sua lunga esperienza maturata nel settore e per il suo approccio internazionale al management di questo affascinante sport.

Per ben 26 anni ha ricoperto il ruolo di Segretario Generale per la Federazione Italiana Golf, e oggi torna qui sul nostro magazine (dopo l’articolo che avevamo dedicato al circolo dell’Acquasanta) come autore di un’intervista inedita al maestro Mario Sardella.

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Il maestro Mario Sardella in una foto di repertorio

Noi de Il Circolo del Golf siamo lieti di pubblicarla per rendere omaggio non solo alla grande figura di Stefano Manca, ma anche all’eredità del golf italiano, che si appresta ad affrontare le nuove sfide dell’era “post Chimenti”.

In questa intervista esclusiva, ricca di ricordi e riflessioni sulla straordinaria carriera di Sardella, emergono aneddoti e racconti di una vita dedicata al golf, nonché il legame speciale che lega da sempre Sardella con il Golf Roma Acquasanta.

L’intervista di Stefano Manca a Mario Sardella

Incontro, Mario Sardella, per questa chiacchierata / intervista su un divano del Circolo del Golf di Roma Acquasanta, con un bicchiere di prosecco davanti e dopo aver terminato una delle nostre frequenti 9 buche di lezione con mia moglie Josée. Una delle condizioni di questi appuntamenti in campo è che giochi anche lui con noi.

A quasi 75 anni di età, si lamenta per il mal di schiena, ma il suo driver è sempre al centro del fairway, grazie al suo movimento plastico e rotondo, impostato ad un leggero faide naturale. E’ davvero un piacere vederlo giocare con questa facilità. 

All’Acquasanta lui è di casa, è qui che tutto il suo percorso professionale nel golf è iniziato.

Mario raccontami come è stato che ti sei avvicinato al golf.

Mio padre aveva lavorato come fattore in diverse Aziende Agricole, tra queste gli era stata affidata l’Azienda del Marchese Gerini, l’allora proprietario anche dei terreni dove tutt’ora sorge il nostro Circolo. Abitavamo al Quarto Miglio, un quartiere di Roma confinante proprio con il Circolo del Golf di Roma Acquasanta, ebbi così l’opportunità di conoscere questo gioco meraviglioso e di frequentare il Circolo come caddie.

All’epoca i futuri professionisti venivano scelti dai maestri tra i caddies, selezionando gli elementi più dotati e promettenti per istruirli e formarli sul campo. Parlami dei tuoi primi ricordi di mio padre, maestro titolare del nostro Circolo, che, assieme ai dirigenti del Circolo, ti ha avviato a questa professione.

Ricordo con grande affetto e riconoscenza il nostro carissimo “Maestro dei Maestri” Pietro Manca, mi aveva preso sotto la sua ala protettiva, mi seguiva, mi spronava. Ancora oggi quando mi trovo di fronte ad allievi con grosse difficoltà nel gioco o movimenti difficili da correggere, mi tornano alla mente le sue parole, i suoi consigli, le sue indicazioni e devo dire che spesso riesco a risolvere gran parte dei problemi.

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Altre immagini di repertorio della carriera di Sardella

Quindi da caddie giocatore all’età di 17 anni sei diventato aspirante assistente, come venivano allora chiamati gli insegnanti tirocinanti. Hai qualche ricordo dei tuoi primi allievi e dei personaggi illustri che frequentavano il nostro Circolo a cavallo tra gli anni 60 e 70, più di 50 anni fa?

La formazione degli aspiranti assistenti era affidata totalmente al maestro titolare che ci seguiva in questo percorso. Tuo padre era in grado di commentare e correggere gli insegnamenti che impartivamo, anche solo sorvegliando le nostre lezioni in lontananza dalla sua posizione privilegiata di osservazione in fondo al campo pratica che occupava per poter meglio tenere sotto controllo tutta la situazione. Tra insegnanti ed allievi c’era un rapporto di grande rispetto. Non erano ammessi, soprattutto da parte di noi giovani assistenti, atteggiamenti troppo confidenziali.  Ricordo molti personaggi illustri che frequentavano il Circolo in quegli anni. Tra questi l’ammiraglio Duca Imperiali, il Principe Miele Torlonia, il monsignor Paul Marcinkus che era un ottimo giocatore, il dottor Umberto Agnelli, il Generale Taormina e tantissimi altri. 

Ma oltre all’insegnamento ti sei anche dedicato al gioco, partecipando a tutte le gare e Campionati Nazionali professionistiche e prendendo parte a diversi Tornei del Circuito europeo che stava prendendo forma in quegli anni. Parlami di questa esperienza

Sì, fu grazie al grande Roberto Bernardini, allora nastro nascente tra i professionisti giocatori, che mi spronò a seguirlo in molte trasferte all’estero. Non avevo il suo talento, ma queste esperienze mi sono servite moltissimo per la mia formazione professionale.  Per diversi anni ho partecipato con lui saltuariamente ai tornei professionistici europei ed anche alle pre-qualifiche per l’Open Championship, al quale poi ho assistito osservando all’opera i grandi Campioni e miti del momento come Bobby Locke, Gary Player, Jack Nicklaus e Tom Watson. Grazie a Roberto che li conosceva tutti, ho avuto modo di stringere la mano ad alcuni di loro. Ho partecipato a tutti i tornei organizzati in Italia ed anche all’Open d’Italia a Venezia, al Pevero e ad Is Molas, talvolta riuscendo a qualificarmi per le ultime 36 buche.

All’estero ho giocato dei Tornei in Inghilterra, Scozia, Francia e Svizzera.

Ricordo che dopo la World Cup del 69 all’Olgiata, Mario Camicia mi fece vedere lo swing da Al Balding, il canadese che aveva vinto la classifica individuale. 

Come insegnante hai fatto anche delle esperienze fuori dall’Acquasanta?

All’inizio Pietro Manca, che allora era il punto di riferimento per i nuovi Circoli in cerca di un insegnante, mi indirizzò a Perugia, dove mi recavo nei week-end per un paio di anni, quindi dal 72 all’80 mi introdusse al Golf dei Roveri di Torino, oggi Royal Park. Il Circolo di proprietà degli Agnelli. Furono anni molto importanti per le mie esperienze e la mia formazione professionale ed anche personale.

Ebbi modo di insegnare, conoscere e di frequentare anche fuori dal campo, molti personaggi importanti legati al mondo dell’industria torinese, Il Presidente del Circolo Nepote, il Dott. Ruspa, il Dott. Antonio Giraudo.  Fui anche bene accolto dal Dottore, come veniva da tutti chiamato Umberto Agnelli. Un giorno doveva recarsi a Roma per degli impegni istituzionali e mi chiese di andare con lui con il suo jet privato. Atterrati a Ciampino, mi lasciò all’Acquasanta, dove mi raggiunse appena conclusi i suoi incontri, per un giro sul campo, prima di rientrare a Torino. 

Poi dal 1980 sei tornato qui a Roma all’Acquasanta.

Anche negli anni in cui ho insegnato ai Roveri, tornavo sempre alla base nel periodo invernale di chiusura o ridotta attività del Circolo torinese. Quindi dopo avervi fatto ritorno in pianta stabile, ho anche gestito il campo pratica ed il pro shop in società con gli altri maestri e con il ruolo di amministratore unico della società di gestione.

Hai anche avuto modo di frequentare la scuola nazionale di golf della Federazione che nel frattempo era stata istituita per sovrintendere alla formazione degli insegnanti?

Sì, nell’82, pur essendo già stato nominato maestro con il vecchio sistema che prevedeva vari anni di tirocinio come aspirante Assistente e poi Assistente, sotto la guida del maestro titolare, ho conseguito il Diploma di Maestro, partecipando agli appositi corsi ed esami per il riconoscimento del titolo presso la Scuola Nazionale di Golf. Sono stato nominato anche Maestro Federale.

Dimmi qualcosa anche delle tue esperienze nei Circoli dove ti recavi per la stagione estiva in cui l’attività all’Acquasanta era ridotta.

Dal 1980, nei mesi di luglio e agosto, per circa un decennio, ho insegnato al Circolo di Marina Velca a Tarquinia, come maestro titolare, gestendo anche il pro shop ed il campo pratica. Lì mi sono dedicato all’attività giovanile del Circolo con la soddisfazione di vedere emergere alcuni allievi sino alle rose dei nazionali e di vederne alcuni poi passare al professionismo. La mia presenza ha coinciso con un periodo di rilancio del Circolo anche in termini di iscritti. Per qualche anno sono stato anche a Punta Ala, dove in estate, insegnava Pietro Manca.

Poi dal 91, per la stagione estiva, mi sono recato nel Circolo valdostano di Courmayeur et Grandes Jorasses, dove ho pure seguito l’attività giovanile, coinvolgendo anche dei ragazzi locali.

Da allora ho continuato ad insegnare a Courmayeur nei mesi estivi, e recentemente sono stato nominato Maestro onorario.

Nel corso di questi anni ho avuto il grande piacere di insegnare il gioco del golf a Riccardo Grande Stevens, che ha dato un grosso contributo alla crescita del Circolo. Ho intrattenuto rapporti anche amichevoli, con tanti giocatori e dirigenti del Circolo, con alcuni di loro ancora oggi nel periodo della mia presenza, giochiamo quotidiane e simpatiche partite. Qualche anno fa, in occasione di una visita di Edoardo Molinari, ho avuto l’occasione di giocarci assieme in una partita amichevole con due amateur, Il Presidente del Circolo Pasqualino De Luca e il Vice Presidente Riccardo Grande Stevens.

In questi anni come è cambiato il golf, la professione di insegnante e il nostro Circolo

In questi anni la società è cambiata, quindi anche il golf ha subito trasformazioni a livello di Circoli, oggi meno chiusi ed esclusivi, come il nostro.

Si avverte però nei circoli la mancanza di figure di professionisti carismatiche come quelle che guidavano la formazione dei giovani insegnanti ed anche degli allievi. E’ vero che l’insegnamento del golf può oggi avvalersi di strumenti didattici per analizzare lo swing, come App e dispositivi che rendono il gioco sul campo più semplice, ma credo tuttavia che non sia sufficiente evidenziare l’errore dell’allievo grazie a questi strumenti, se ciò poi non è accompagnato dalla cura per correggerlo. Un buon maestro deve, per eliminare i difetti, saper ricorrere ad esercizi, dimostrazioni pratiche ma anche a far capire al suo allievo come percepire le sensazioni. Il golf si basa molto sulle sensazioni. A proposito di questo mi ricordo che mi trovavo a Torino con Roberto Bernardini per una gara internazionale di professionisti. Roberto mi volle presentare il campione Sam Snead e mi disse: “Quando ti darà la mano capirai qual è la giusta pressione che devi tenere sul grip quando giochi”; ebbene, non ho mai dimenticato quella sensazione.

Virginia Rifilato
Virginia Rifilato
Giornalista, redattrice e copywriter. Direttrice del primo magazine dedicato ai circoli di golf italiani.
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