venerdì, 7 Febbraio , 2025
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Intervista a Filippo Celli: “Sii paziente e divertiti. Con la dedizione, il tuo momento arriverà”

Filippo foto copertina 1

Filippo Celli ha la stoffa del vero campione, che sa aspettare. Divertendosi. Perché nel golf bisogna essere pazienti, mi ha confidato ad un certo punto dell’intervista, e soprattutto è necessario saper aspettare il proprio momento, e il risultato. Perché se ti alleni con costanza, prima o poi arriva.

Mi incuriosiva molto la sua giovane età, il suo approccio alle innumerevoli vittorie conquistate nell’ultimo anno, e mi chiedevo come le stesse vivendo. Discorrendo con lui nella splendida club house dell’Olgiata Golf Club, il circolo dove è cresciuto golfisticamente, ho compreso quanto sia importante vivere l’attimo senza ansia, e la capacità di metterci “poco” la mente, assaporando invece il divertimento del gioco.

Divenuto giocatore professionista appena ha compiuto 22 anni, lo scorso settembre 2022, mi complimento con lui affermando che si è fatto un gran bel regalo di compleanno (sorride divertito!).

Filippo, nell’ultimo anno hai sbaragliato tutti! Ripercorriamo insieme le tue vittorie, ti va?

“Certamente. Stavo studiando in America, in Texas, e a maggio 2022 ho deciso di ricominciare a gareggiare in Europa. La prima vittoria che ho conquistato è stata quella agli Europei individuali a giugno, in Spagna, che mi è valsa l’invito a St. Andrews per il British Open. Lì ho vinto la Silver Medal, che è il premio per il migliore amateur, e dopo questa vittoria avrei voluto fare subito il passaggio al professionismo, ma confrontandomi con il mio coach abbiamo pensato fosse meglio fare prima i mondiali e solo poi il “grande salto”. Avendo vinto i mondiali, è stato un coronamento della mia carriera.”

Filippo Celli
Filippo Celli al British Open

E questo passaggio al professionismo come è avvenuto?

“Dopo la vittoria dei mondiali ho deciso con il mio coach e il mio manager di giocare all’Open d’Italia da professionista. Ed è stata la mia prima gara in questa veste.”

A quanti anni hai iniziato a giocare a golf?

“A 13 anni, e fino ai 22 sono stato amateur.”

C’è una gara che ti è rimasta particolarmente nel cuore?

“Sicuramente il British Open a St. Andrews, è stata la mia prima gara così importante. Avevo già giocato nell’Open d’Italia, ma a livello di giocatori partecipanti il British Open è stata la sfida più importante e la più bella. C’erano tutti i più forti del mondo, da Tiger Woods a Rory McIlroy. E’ stata un’esperienza bellissima, anche la semplice possibilità di praticare con loro è stata incredibile, la players lounge è stata stupenda.”

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Chi hai conosciuto personalmente tra loro?

“Al livello professionistico ho conosciuto Nicolai e Rasmus Hojgaard, i due fratelli danesi, che giocavano sull’European Tour già da due o tre anni. Sono miei coetanei. Avevamo giocato insieme già da dilettanti, ma sono passati al professionismo prima di me.”

Ci sono altri giovani della vostra età al livello professionistico?

“Nell’European Tour ce ne sono pochi, perché mediamente hanno dai 25 anni in su.”

Durante l’Open hai incontrato anche Rory McIlroy, che vi siete detti?

Sono cresciuto guardando McIlroy! Incontrarlo e giocarci addirittura insieme è stato bellissimo. E’ una persona molto carina. Abbiamo fatto insieme la prova campo, 9 buche. Gli ho chiesto qualche consiglio, e lui mi ha raccontato della sua esperienza, di quando ha vinto gli europei e poi, proprio come me, aveva ricevuto l’invito al British Open. Gli ho detto che spero di avere una carriera come la sua, anche se è dura! Ho ancora tanta strada da fare.”

In queste ultime gare, c’è stato un momento di particolare concentrazione, gioia o difficoltà che hai vissuto?

“No, non in particolare. Dopo le prime gare che ho giocato dell’European Tour, la scorsa estate, mi sono tovato a mio agio anche tra i professionisti più forti. Mi sto rendendo conto che si allenano veramente tanto rispetto ad un amateur.”

Quante ore si allena Filippo Celli?

“Io mi alleno tutti i giorni. La mattina vado in palestra e poi mi alleno fino alle 17, o da solo in campo pratica, o in campo con Renato Paratore che è un mio amico. Ma spesso anche con altri…”

Filippo Celli sul campo

Come approcci mentalmente la gara? Hai qualche rituale o routine?

“Non ho un approccio mentale particolare. Per fortuna non ho mai avuto troppe ansie o pressioni, perché ho sempre pensato che comunque ero un ragazzo fortunato a giocare a golf. Mi sono sempre detto Come va, va, divertiti il più possibile! Il golf è molto frustrante, perché è uno sport di aspettative. Magari stai giocando benissimo quindi ti aspetti il meglio, e invece manchi il taglio e in un momento ti crolla tutto addosso.”

E da questi momenti, come ne esci?

Ne esci solo con la pazienza e con la voglia di fare, credendoci sempre. So che magari non ne uscirai domani, ma se ti alleni con passione, prima o poi ce la fai. Con la dedizione, i risultati arrivano.

Quali sono i tuoi sponsor, e com’è il rapporto con loro?

Callaway è il mio sponsor da sempre, e ora anche Travis Mathew che è la linea di vestiti creata da Callaway. Il rapporto con loro è ottimo. Mi hanno sempre aiutato, dandomi anche i bastoni al college. Hanno creduto in me sin dall’inizio e, dopo i risultati della scorsa estate, quando sono passato allo status di giocatore professionista, hanno confermato che mi volevano nella loro famiglia. Una bella soddisfazione.”

Ai giovani che si avvicinano al golf, che consigli daresti per diventare professionisti?

“Quando ho iniziato io a giocare, volevo solo divertirmi. Non pensavo di diventare professionista. Ho sempre avuto pochi pensieri ambiziosi, volevo esclusivamente giocare. Mi sono detto che il destino avrebbe deciso per me.”

Come è nata la scelta dell’Olgiata come club?

Frequento l’Olgiata dal 2011 perché mio padre si era iscritto qui, mi sono incuriosito e ho provato anche io il golf. Prima facevo calcio, tennis, rugby, tutto, tranne il golf! Vedendo invece qui tanti giovani, guidati dal maestro Carlo Basciu, mi sono appassionato. Tecnicamente Carlo è bravissimo, oltre che simpatico, e questo l’ho compreso sempre più negli anni. All’inizio il golf è noioso, perché provi, riprovi e non riesci, ma non bisogna demordere perché quando inizi a giocare benino cominci anche a divertirti. Magari inizi a fare anche le vacanze con gli amici vicino ai campi da golf, e impari a condividere un’altra cosa bella con loro.”

Il circolo dove si cresce svolge un ruolo nel supportare un giovane nel percorso dal dilettantismo al professionismo?

“Sì, non ti aiuta nel reperimento degli sponsor, ma ti aiuta credendo in te, dandoti la possibilità di essere socio a tutti gli effetti senza pagare la quota di un socio, come lo era mio padre per esempio. Il circolo ha istituito un club “dei giovani” per aiutarli a crescere golfisticamente: se fai parte del club, hai i maestri a disposizione, quindi se hai un familiare già iscritto hai questa opportunità.”

Cosa ti piace in particolare del campo dell’Olgiata?

Il campo è bellissimo, molto sfidante. Infatti con Renato, quando siamo insieme in campo ad allenarci, diciamo sempre che giocando dai battitori più arretrati è un campo molto lungo e selettivo, bisogna giocare molto bene su questo percorso. Quindi è un ottimo allenamento. I campi dell’European Tour non sono tutti così difficili. Alcuni giocatori si allenano su campi dove arrivano con il drive già sotto al green, quindi non utilizzano mai ferri lunghi, e quando si trovano però a giocare su un campo più selettivo si trovano spiazzati. La manutenzione poi, qui all’Olgiata, è sempre perfetta. E anche il circolo, il ristorante, è tutto un bell’ambiente, ci si sente a casa.”

Il campo dellOlgiata
Il campo dell’Olgiata Golf Club

Raccontami qualcosa del rapporto con il tuo coach

Io ho iniziato per l’appunto con Carlo Basciu. Poi, 3 anni fa, ho deciso di cambiare, non per motivi tecnici, ma di stimoli, perché Carlo era diventato una sorta di secondo padre, c’era un rapporto troppo confidenziale. Quindi ho deciso di andare al nord, a Milano, da Alberto Binaghi (Direttore tecnico della squadra nazionale maschile, NdR.). Con lui mi trovo molto bene, mi dà stimoli tecnici e mentali. Ha allenato Matteo Manassero, Renato Paratore, Guido Migliozzi, un po’ tutti gli italiani del circuito maggiore. Ed è molto bravo strategicamente, anche come ti imposta il campo.”

Un esempio di strategia di gara impostata con il coach?

“Dunque, nei giorni precedenti si fa la prova campo, e la sera si studia tutto insieme. Ci si aiuta con la mappetta, la yardage book, dove il giocatore si scrive i ferri che ha tirato, perché sull’European Tour non si può usare il laser, quindi sulla mappetta si appuntano tutte le distanze, le tecniche utilizzate, ecc, per es. “alla buca 1 ho utilizzato il ferro 7 da 170 metri con il vento a favore”. E la sera si studia la strategia migliore per la gara. Quando c’è l’imprevisto, in gara, ti puoi consultare col caddie, ma la strategia generale si imposta nei giorni precedenti. Al livello professionistico il caddie è importantissimo, da dilettante no. Di errori strategici, nel professionismo, se ne devono fare pochi. La strategia migliore, alla lunga ripaga.”

Quali sono gli errori che sei maggiormente portato a fare?

“Nei momenti in cui sto sotto pressione vorrei attaccare sempre l’asta, ma a volte sbaglierei la strategia, perdendo un colpo magari. Ecco, in questi momenti il caddie mi fa riflettere sugli aspetti della trance agonistica, mi dice di aspettare, scegliendo un’altra strategia.”

Si è conclusa così, tra un aneddoto e l’altro, la nostra piacevole intervista. Con l’invito a Filippo Celli di tornare presto sulle nostre pagine per raccontarci della sua inarrestabile crescita, del prezioso mindset di gioco che lo contraddistingue, e delle nuove sfide che lo attendono.

Virginia Rifilato
Virginia Rifilato
Giornalista, redattrice e copywriter. Direttrice del primo magazine dedicato ai circoli di golf italiani.
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