venerdì, 10 Ottobre , 2025
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A tu per tu con Stefano Iacobelli, Presidente dell’esclusivo Olgiata Golf Club

Un circolo di giovani, pronto a raccogliere i frutti della Ryder Cup

Classificato al primo posto in Italia come miglior campo di gioco dal prestigioso Golf Digest, Olgiata Golf Club è un luogo magico non solo dal punto di vista sportivo, ma anche naturalistico e storico: due percorsi a sé stanti, il percorso Est (9 buche) e il percorso Ovest (18 buche), sono intervallati da suggestivi laghetti artificiali e ruscelli, popolati da aironi e germani reali, da un bellissimo bosco di querce e da fossati – circoscritti e recintati – scavati dagli etruschi più di 3000 anni fa e che corrono lungo tutto il percorso.

Il campo di Olgiata GC 1
Il campo di Olgiata GC

La zona dell’Olgiata, infatti, ha una storia lunga 3000 anni. Un tempo era la dimora degli Etruschi che in questa zona (ora Parco di Vejo) avevano costituito la città di Vejo e avevano dato il via ad una grande civiltà poi oscurata dall’Impero Romano. Ma è nel 1566 che una ricca famiglia di banchieri, gli Olgiati, giunsero a Roma e acquistarono vari terreni tra i quali una splendida tenuta di proprietà degli Orsini, poi chiamata Olgiata.

Sul finire degli anni Cinquanta questa favolosa oasi di verde sulla Cassia è divenuta la sede di un nuovo grande campo di golf ad opera della Società Generale Immobiliare (proprietaria di quel piccolo paradiso naturale dove erano nati, sotto i colori della Dormello-Olgiata, i grandi campioni dell’ippica mondiale) che lo ha trasformato in un centro residenziale, divenuto ben presto anche un centro sportivo con il campo da golf, le piscine e i campi da tennis. Il campo da golf, realizzato negli anni Sessanta su progetto dell’Architetto inglese C. Kenneth Cotton, è stato ridisegnato quasi completamente nel 2012 dall’architetto americano Jim Fazio, per adeguarlo alle nuove esigenze ed accogliere tornei internazionali.

La vegetazione

Presidente Iacobelli, si parla da qualche anno della necessità di attirare un pubblico più ampio e meno elitario nel mondo del golf. E’ una necessità che sentite anche voi, e come la state mettendo in pratica?

Questo circolo ha sempre avuto molti soci e quindi la diversificazione e l’inclusività sono sempre stati nostri caratteri distintivi. Credo però che l’elezione del Consiglio direttivo che presiedo (1 dicembre 2019, ndr) sia coincisa con un cambio di paradigma per quanto riguarda l’approccio del pubblico a questo sport. Ne è conseguita anche la necessità di rivedere profondamente i metodi di gestione di un circolo grande e importante come è l’Olgiata Golf Club, per portarli più al passo con i tempi e adeguarli all’obiettivo di sviluppo e diffusione di questo sport. Da alcuni anni il golf faticava ad affermarsi, perché è uno sport che richiede tempo e invece i ritmi della vita quotidiana erano sempre più frenetici. Si faceva fatica a far quadrare i conti di un circolo esclusivo come il nostro tra spese fisse di funzionamento e numero dei soci in riduzione.

Quando ci siamo insediati i nostri soci (che sono molto coinvolti nell’andamento del club) erano preoccupati. All’inizio del 2020 avevamo chiuso un bilancio difficile dell’anno precedente e varato a tempo di record un programma di rilancio quando abbiamo dovuto interrompere tutto per il periodo di lockdown.

lAlbo doro

Con l’inizio della pandemia la situazione è stata difficile per tutti e anche per noi le difficoltà sono state enormi. Un campo da golf è un’impresa a ciclo continuo: taglio dell’erba, potature, innaffiamento, non possono interrompersi; i nostri operai della squadra campo erano tra i pochi che hanno lavorato in tempo di lockdown. Tutto il periodo fino al 2021 è stato una sfida: bisognava portare avanti una struttura che vive anche di turismo, e quello internazionale era completamente sparito. Molti soci hanno cambiato radicalmente il loro stile di vita e tra il 2020 e il 2021 hanno dato le dimissioni dal club. Questo evento però è stato anche una grande spinta al rinnovamento. Intanto c’è stato un rilancio del golf a livello nazionale (circa il 10% in più di tesserati), aiutato dal fatto che la pratica degli sport di squadra era molto limitata. Nel club si sono aperti degli spazi per i nuovi soci: in due anni è cambiato 1/3 della compagine sociale e tra i nuovi soci sono entrati molti giovani. Come presidente, oggi, ho difficoltà a conoscere tutti i miei soci, ce ne sono tantissimi nuovi e quando vado a giocare o mi iscrivo ad una gara chiedo spesso in segreteria di mettermi in partenza con qualche socio che ancora non ho avuto modo di incontrare.

Insieme al Direttore Corrado Graglia, con l’impegno di tutto il Consiglio, abbiamo lavorato per rafforzare l’immagine del circolo e abbiamo attuato una politica per i giovani e le famiglie molto efficace, perché ormai è più frequente che sia un giovane socio a trainare all’interno del circolo un parente più adulto, mentre prima, quando ho iniziato io a giocare a golf, era il capofamiglia che portava con sé i familiari e i giovani. Oggi, su quasi 700 soci, 120 hanno meno di 26 anni. Un risultato che ci rende molto felici.

Come ci siete riusciti?

Abbiamo scelto di spingere su tutti i comparti utili della comunicazione: abbiamo iniziato abbattendo le barriere d’accesso economiche, praticando prezzi più bassi per i più giovani, poi abbiamo investito sugli accordi e le pubblicità con le scuole e con le università. Poche settimane fa, ad esempio, abbiamo ospitato un Open Day per gli studenti della Luiss.

logo Olgiata Golf Club

Mi fa poi particolarmente piacere sottolineare che negli ultimi mesi alcuni giovani golfisti del nostro vivaio si sono distinti in importanti competizioni internazionali: Filippo Celli, 21 anni, ha vinto il campionato “amateur” europeo a giugno ed è stato tra i pochi non professionisti ad essere ammesso all’Open britannico a St Andrews, arrivando secondo tra gli italiani e vincendo un prestigioso riconoscimento per il miglior punteggio “amateur”. Un’altra bravissima golfista del nostro vivaio è Francesca Fiorellini, che a 16 anni può già vantare un palmarès di vittorie internazionali impressionante.

Relativamente ai tornei che si sono svolti all’Olgiata, quali sono i più prestigiosi?

Abbiamo una storia che risale a molti anni fa: come circolo abbiamo ospitato tre Open d’Italia (l’ultimo nel 2019), tre Open d’Italia femminili e due Coppe del mondo (manifestazione nazionale a squadre). Ora siamo nella fase di avvicinamento alla Ryder Cup, che è forse l’evento golfistico di maggior richiamo internazionale, che si terrà questo settembre a Roma, al Marco Simone.

Quando si saprà la selezione dei partecipanti alla Ryder, oltre al fatto che auspichiamo partecipi un italiano..?

E’ vero, il local player è sempre importante per avvicinare il pubblico a queste competizioni. La selezione viene fatta abbastanza a ridosso dell’evento: viene nominato un capitano per squadra (Europa / Stati Uniti) quindi la scelta sulle convocazioni spetta a loro, e sarà in parte dettata dall’ordine di merito, che può cambiare in breve tempo. In questo momento il giocatore italiano più titolato è Francesco Molinari, che è un grandissimo campione; Filippo Celli si sta confermando una splendida realtà: ventunenne, romano, cresciuto all’Olgiata… anche lui sarebbe un magnifico portacolori per l’Italia.

Come sarà il post Ryder Cup? Ci si aspetta molto, nonostante sia un evento della durata di pochi giorni…

La Ryder Cup è un evento golfistico di assoluta e primaria importanza. Sì, dal punto di vista mediatico c’è un’attesa altissima perché può aiutare a rilanciare un turismo di categoria superiore, al quale in Italia non siamo più abituati. Abbiamo un po’ svenduto le nostre incredibili bellezze puntando su un turismo basato sui grandi numeri, che sono pur sempre importanti. Ma i paesi che, come la Spagna e il Portogallo, hanno investito nel settore del golf, creando delle aree dedicate a un turismo più di élite, hanno auto un grande ritorno, cosa che in Italia non è mai stata fatta pur avendo noi dei bellissimi campi. Finalmente però la Ryder Cup che si terrà a Roma può davvero costituire una svolta.

Le strutture alberghiere si stanno preparando, anche se quelle vicino ai campi da golf, a Roma, sono un po’ carenti. L’Olgiata farà la sua parte: speriamo di creare una foresteria qui al circolo per abbinare un’offerta turistica a quella sportiva, e stiamo ricevendo alcuni aiuti dall’Istituto per il Credito Sportivo che è la banca che finanzia tutte queste iniziative. Per quanto riguarda la comunicazione, al livello di media ancora non se ne parla tanto. In Italia partiamo da una scarsa diffusione del golf rispetto ad altri paesi, poche persone ne percepiscono la bellezza e il fascino: in molti lo percepiscono come uno sport per troppo ricchi o troppo vecchi, invece non è assolutamente così!

Sicuramente con la Ryder Cup si presenta per tutti noi l’occasione di farci conoscere, accedendo a un pubblico ampio e ospitando un flusso turistico che speriamo importante. Per quanto riguarda il circolo dell’Olgiata, puntiamo a presentarci per quello che siamo: il primo campo in Italia, confermato da Golf Digest – che ogni due anni stila la classifica dei migliori campi del mondo; l’unico campo italiano ad essere mai rientrato tra i primi 100 del mondo; una assoluta eccellenza per tutti quelli che sono i servizi della club house che rendono piacevole la frequenza di un circolo (ristorante, piscina, palestra, sale da gioco, ecc). Abbiamo veramente un bellissimo biglietto da visita da proporre e qualcosa di importante da offrire. Siamo al centro del mondo golfistico quest’anno, speriamo di sfruttare al meglio questa occasione irripetibile.

A cosa pensa sia dovuto questo prestigio del campo dell’Olgiata, alle caratteristiche del paesaggio per esempio, o a un insieme di altre cose tra cui la gestione?

Sicuramente sono molti i fattori che contribuiscono a creare l’immagine e il prestigio di un circolo di golf. Essere a Roma è un’atout straordinaria. Ma credo che chi ci sceglie lo faccia anche perché abbiamo saputo mantenere nel tempo un certo tipo di impostazione, che non può essere snaturata: questa è la casa dei nostri soci e ognuno di loro è padrone di un pezzo di questa casa. Ma questa vocazione intima ed esclusiva convive benissimo con l’apertura del nostro campo ad un pubblico esterno; questo connubio, nei paesi golfisticamente evoluti, è la normalità e l’esclusività di un circolo, riservato ai propri soci, convive egregiamente con l’apertura del campo a un pubblico proveniente da tutto il mondo. Anche noi possiamo far convivere queste due anime: un campo bellissimo dove tutti i turisti del mondo vorrebbero venire a giocare e contemporaneamente continuare ad essere un circolo esclusivo per i nostri soci.

C’è una particolare emozione che il golf suscita in un giocatore diversamente dagli altri sport?

Il golf ha molte anime e per questo è attraente e non annoia mai: è l’ideale per riscoprire la bellezza degli sport all’aperto. Pur essendo uno sport individuale, di fatto consente molto la socialità perché durante una gara di 18 buche si passano quattro o cinque ore sul campo, in compagnia degli amici a chiacchierare e scherzare. E’ uno sport ritmato,  e infatti non è un caso che abbia ripreso slancio nel periodo post-covid, quando le persone hanno ricominciato a ritagliarsi più tempo per sé, riscoprendo che non tutto debba essere fatto con l’orologio in mano. E’ un gioco strategico, di concentrazione, sfidante; giocare bene ti rende molto soddisfatto, perché quando fai qualcosa di buono in campo, senti infinitamente “tuo” il risultato!

Virginia Rifilato
Virginia Rifilato
Giornalista, redattrice e copywriter. Direttrice del primo magazine dedicato ai circoli di golf italiani.
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