Nel vasto scenario del golf italiano c’è una giovane promessa che sta emergendo con ardore e risolutezza. Maria Vittoria Corbi, a soli ventidue anni, sta già scrivendo la sua storia di successi in questo sport. Durante la conversazione avuta con lei, è stato bello scoprire i dettagli di un percorso di vita che oscilla costantemente tra la leggerezza dei vent’anni e la totale dedizione al golf, che l’ha catapultata in una straordinaria avventura. Discorrendo dei campi da gioco di tutto il mondo, dalla natìa Italia fino all’America, emerge un ritratto di passione, ambizione e determinazione.
L’intervista a Maria Vittoria Corbi
Un trionfo straordinario al Campionato Nazionale Assoluto Femminile a Squadre: raccontaci di questa vittoria, e quale è stato il percorso del tuo team
E’ stato un viaggio indimenticabile che ho condiviso con Francesca Fiorellini, mia compagna di squadra. Dopo aver partecipato ai Campionati Europei a Squadre, io in Finlandia (Ladies) e lei in Francia (Girls), ci siamo riunite per affrontare questa incredibile sfida insieme ad Elena Verticchio e Giulia Foresta. Il destino ci ha portate direttamente a Fubine, al Campionato Nazionale Femminile a Squadre che si è svolto al Golf Club Margara, guidate dallo spirito instancabile di Tullio Foresta, il nostro capitano. Avevamo molta fiducia come team, ma sapevamo che avremmo affrontato una squadra difficile.
La competizione è iniziata di giovedì e fin da subito ho avvertito un’energia straordinaria. Il nostro carattere positivo è stato evidente sin dai foursome della mattina. Questo ci ha portato a giocare i match del pomeriggio con maggiore tranquillità e sicurezza nelle nostre capacità.
So che è stata un’avvincente sfida di tre giorni!
Sì. Escludendo i due giorni di qualificazione, la competizione si è sviluppata su tre giornate piene di sfide emozionanti. È stata un’esperienza che ha arricchito notevolmente il mio percorso nel mondo del golf, e la porterò con me per molto tempo.
L’ultima giornata si è conclusa con un’atmosfera di festa, un’esplosione di gioia che ha unito la squadra e ha creato un amalgama davvero unico tra noi! Ricordo ancora l’emozione che ho provato vedendo Francesca vincere il suo match; ero dietro di lei, e dopo il suo ultimo put vincente mi sono messa a gridare per la gioia in mezzo al fairway! Quello è stato il momento in cui ho sentito che tutto il duro lavoro e l’impegno stavano dando i loro frutti.
Dopo questa splendida vittoria stai tornando un po’ alla volta ai tuoi ritmi quotidiani, tra Stati Uniti e Italia. A proposito, coma ha avuto inizio l’avventura americana di Maria Vittoria Corbi?
Tutto è iniziato quando dopo il liceo ho ottenuto una borsa di studio in America grazie al golf. Sto completando il mio quarto anno nel Maryland, e il prossimo sarà l’ultimo, il quinto. Andare a studiare negli Stati Uniti è un passaggio importante per molte atlete italiane che come me si danno obiettivi importanti nel golf.
Devo dire che fin da subito vivere negli Stati Uniti è stata un’esperienza incredibile, anche se ammetto che organizzare improvvisamente le mie giornate tra le varie attività quotidiane, come lavare i piatti, fare le pulizie in casa e tutto il resto, è stata una sfida epica! Ho costruito improvvisamente la mia indipendenza. Ora ho trovato finalmente il mio ritmo e posso concentrarmi sullo studio e sul golf, una combinazione perfetta che mi sta formando sia come studentessa che come giocatrice.
In quale università sei iscritta e come si svolge la tua routine quotidiana?
Sono iscritta alla University of Maryland, che è a soli 15 minuti di metro da Washington DC. La mia giornata ruota principalmente intorno al golf e agli studi. Pratico il golf per 20 ore a settimana, e ogni volta che si giocano 18 buche vengono considerate l’equivalente di quattro ore di allenamento. A ciò si aggiungono regolari sessioni in palestra. Le nostre allenatrici ci aiutano a pianificare la nostra routine.
Un tipico studente ha circa 15 ore di lezioni e 20 ore di pratica a settimana. Il resto del tempo va alla gestione di compiti, studio, pasti, vita sociale e ovviamente, alle “faccende domestiche”. Per molti di noi, è la prima volta lontano da casa, quindi imparare a gestire il tempo diventa fondamentale.
Le competizioni sono una parte essenziale. Nel golf americano ci sono due stagioni: una in autunno e una in primavera. Nel primo semestre facciamo quattro o cinque gare, mentre nel secondo ne facciamo otto. La mia stagione inizia il 20 agosto con la pratica, e le prime gare iniziano a settembre. Fino al 31 ottobre partecipiamo a diverse competizioni, e poi abbiamo tre settimane di pausa considerate “Off Season” e di nuovo si riprende fino a maggio. È un ritmo impegnativo ma appassionante!
Vedi il passaggio al professionismo nel tuo prossimo futuro?
Sì, è così. Dopo la laurea, l’idea è passare al professionismo nel golf, voglio farne la mia professione. Per quanto riguarda lo studio e la pratica del golf, so di essere nel posto giusto in questo momento. Ci sono notevoli differenze tra la preparazione golfistica in Italia e negli Stati Uniti, è un fatto innegabile.
In America lo sport riveste un ruolo fondamentale nella formazione di uno studente, ha lo stesso peso dello studio teorico. In Italia sono un po’ sbilanciate invece le due cose, si studia molto di più e ci sono meno risorse per praticare lo sport prescelto. Essere parte della nazionale italiana e partecipare a gare all’estero è stato un vantaggio per me, poiché ho attirato l’attenzione dei coach americani.
Tuttavia, ci sono regole e limitazioni riguardo alla comunicazione con i coach. Ad esempio, fino al penultimo anno del liceo, c’è una restrizione chiamata NCAA che regola l’interazione tra giocatori e coach.
L’aiuto di Stefano Sardi, che ha accompagnato la nazionale per anni, è stato fondamentale. Ha fatto da ponte tra noi giovani giocatori e i coach americani, facilitando il nostro accesso alle opportunità di studio e pratica negli Stati Uniti.
Molti giovani talenti del golf, raccontavi, vanno a studiare in America. Quali altre opportunità offre rispetto all’Italia?
Studiare in Italia come golfista non è facile, è un equilibrio difficile quello tra pratica sportiva e studio. Gli Stati Uniti offrono un approccio diverso che integra perfettamente l’aspetto accademico a quello sportivo. Ho firmato un contratto con l’università per far parte della squadra di golf, e questo aspetto sportivo è tenuto in altissima considerazione dai college americani.
Vivere e studiare in America, al di là di tutto, è un’esperienza incredibile. Personalmente ho avuto l’opportunità di giocare in campi da golf straordinari e competere con ragazze provenienti da tutto il mondo. L’ambiente è stimolante e le gare sono altamente competitive. Questo mi ha fornito una solida base per perseguire il sogno di diventare una professionista.
Essere lontana da casa mi ha insegnato molte lezioni preziose, come prendere decisioni finanziarie in autonomia e sviluppare un senso di indipendenza. Queste risorse saranno fondamentali nella mia futura carriera da professionista, dove dovrò viaggiare da sola e sviluppare una forte personalità indipendente.
In italia non esiste quindi un’università paragonabile a quella che frequenti negli Stati Uniti?
In effetti no. Alla Maryland University sto studiando Public Health abbinata al Business, una sorta di mix tra professione sanitaria e affari. Frequento lezioni che spaziano tra la medicina, la biologia e le policy relative al sistema sanitario.
Una scelta che ho maturato non senza una profonda indecisione iniziale. All’inizio avevo pensato di intraprendere la facoltà di Medicina, ma mio padre, che è medico, me lo ha sconsigliato: oltre agli anni infiniti sui libri, sarei dovuta obbligatoriamente tornare in Europa. Alla fine ho fatto la scelta giusta per me e ne sono felice.
Viaggiare così spesso rende difficile mantenere le amicizie e trovare un proprio equilibrio, oppure no?
Viaggiare costantemente può essere faticoso, ma dopo 4 anni la cosa è diventata normale per me. La tecnologia aiuta a mantenere le amicizie più strette, che restano tali a prescindere. Per cui sì, viaggiare non è facile, ma quando ho scelto tra golf e stabilità, ho scelto il golf. Il sacrificio effettivamente è iniziato sin da quando ero piccola, perché per seguire le gare non potevo andare alle feste degli amici, o andare con loro in vacanza; ma con il tempo questo peso è svanito, ed è stato perfettamente ripagato dall’equilibrio e dalla disciplina che il golf ti infonde.
Parlando idealmente alle giovani ragazze che come te vorrebbero fare del golf una professione, che consigli vorresti dare loro?
Posso dire che il golf ha avuto un impatto significativo sulla mia crescita personale e ha instillato in me dei valori fondamentali, oltre a molta, molta disciplina.
Ogni mattina devi alzarti sapendo che devi allenarti, giocare e fare tutto con assoluta dedizione, anche se quel giorno proprio non ti va. Quindi non nego che ci siano momenti in cui l’impegno richiesto dal golf possa metterti alla prova, sacrificando tempo libero e spensieratezza. Ma fa parte del gioco… ed è un gioco che vale davvero la pena giocare!
Il sostegno dei miei genitori in questo è stato cruciale, mi ha permesso di vivere costantemente il golf come una preziosa risorsa per mettermi alla prova. Oggi vedo questo meraviglioso sport come un’occasione unica per crescere, sia come persona che come atleta.
A proposito dei tuoi genitori, loro giocano a golf?
Mia mamma ha provato una sola volta, e dopo il primo colpo ha subito deciso che non faceva per lei. Mio papà giocava quando ero piccola ed è grazie a lui che ho iniziato. Quando ho preso il golf più seriamente era il momento in cui lui stava smettendo, ma nonostante questo abbiamo lavorato molto insieme ed è stato il mio primo punto di riferimento nel mondo del golf.
Come si arriva a partecipare ai Campionati Nazionali a Squadre e agli Europei?
Per entrare nei Campionati Europei esistono due categorie femminili: under 18 e Ladies (over 18). Si inizia raggiungendo un buon punteggio nelle gare italiane. Ottenere un posto tra i primi nel ranking italiano è cruciale: solo questo può garantire la convocazione nella nazionale da parte della Federazione. Successivamente, in base alle abilità e all’età, il tuo obiettivo potrebbe essere quello di competere nei Campionati Europei, eventi di grande rilevanza per ogni squadra.
E’ più bello giocare individualmente o in squadra?
Le sfide individuali e di squadra offrono esperienze diverse, ma entrambe donano emozioni intense e preziose. Giocare in squadra, se c’è un’ottima sintonia, è fantastico. Il sostegno reciproco dà tanto al gioco ed in alcuni momenti sembra di ballare insieme sul green! Tuttavia, mi piace anche giocare da sola. Quel tipo di sfida con te stessa, che solo il golf sa donarti, è una spinta interiore che non ha avversari se non la determinazione a dare il meglio trovando risorse interiori preziose.
A proposito di emozioni, il golf è uno sport molto tecnico, dove l’errore è sempre dietro l’angolo, e questo sviluppa anche molta frustrazione. Come gestisci le tue emozioni in campo?
Arrabbiarsi in campo è un istinto naturale, ma l’esperienza fa maturare molto in questo senso. Formarmi come atleta in America è stato di grandissimo aiuto, perché l’atteggiamento in campo è cruciale negli USA, e i coach sono sempre lì a guidarti, sottolineando l’importanza del comportamento e facendoti lavorare molto sull’inutilità dello sfogo rabbioso.
I mental coach del college mi hanno insegnato a gestire le emozioni, insegnandomi a rimanere centrata. Questo significa focalizzarsi sul momento presente. Se ti concentri sul colpo attuale, evitando di rimuginare sugli errori passati, puoi mantenere il tuo equilibrio e giocare al meglio.
Nel futuro dove vorresti che fosse la tua base, in Europa o negli USA?
Vedo la mia base sia in America che in Europa, ovvero: il mio obiettivo è giocare a golf a livello professionistico, quindi l’America rappresenta la terra promessa quanto a bellezza e complessità dei campi da gioco, nonché per l’importanza delle competizioni e il valore dei montepremi, ma allo stesso tempo l’Europa è la mia scelta come casa-base. Una volta laureata, tornerò in Italia, pronta ad allenarmi con impegno sul campo dell’Olgiata ogni mattina.
Qual è il tuo rapporto con l’Olgiata Golf Club?
L’Olgiata Golf Club è la mia casa e lo sarà sempre di più in futuro. È il luogo dove ho iniziato a preparare la carriera da professionista. Sono arrivata qui dopo essere stata socia prima del Parco di Roma, poi del circolo di Castelgandolfo, dove ho fatto amicizie indimenticabili. Ricordo ancora quando il club ha portato il nostro gruppo di giovani giocatori a Miami, un’esperienza incredibile!
La scelta dell’Olgiata è arrivata quando ho iniziato a prendere sul serio il golf, vedendolo come una possibile carriera. Avevo bisogno di un maestro vicino casa, da incontrare quotidianamente. Oggi, il mio maestro all’Olgiata è Carlo Basciu, e sotto la sua guida il mio gioco cresce ogni giorno.
E’ successo così, quando ad un certo punto ho pensato “Si può fare!”, e quindi ho deciso di impegnarmi e giocare ad un altro livello. Il golf d’altronde, lo dicevo prima, è soprattutto disciplina. Passione, divertimento, e tanta disciplina.
Ringraziando Maria Vittoria per il tempo che ci ha dedicato, siamo certi che la sua passione e l’esperienza maturata tra Europa e USA siano di grande ispirazione per i giovani golfisti che, come lei, vogliono intraprendere questa straordinaria avventura, iniziando quella che sarà probabilmente la professione dei loro sogni. Quindi ragazzi, non mollate mai! Parola di Maria Vittoria Corbi.